A un passo dal cuore

Descrizione

“A un passo dal cuore” è l’ultimo lavoro letterario di Valerio Giovanni Ruberto.

È una silloge poetica, dal greco συλλογή «raccolta», der. di συλλέγω «raccogliere insieme» brani di uno scrittore o di un gruppo di scrittori. Questa parola, silloge, appartiene a un registro davvero molto elevato. In realtà è in buona compagnia di sinonimi aulici: dal florilegio alla crestomazia, ma rispetto a questi, che sono tutto sommato desueti, si è ricavata delle nicchie molto interessanti.

L’etimo greco ci spiega questo significato in maniera del tutto piana, come una raccolta, a partire dal verbo légo (raccogliere, dire), da cui scaturisce anche il logos (parola).

Ma qual è la valenza della parola nella nostra società? Le parole investono la nostra vita, plasmano i significati, ci raffigurano gli oggetti che ci circondano, alcuni filosofi pensano addirittura che siano esse stesse l’oggettività che ci circonda.

La parola è un altro senso, che ci permette di conoscere, dal punto di vista del poeta, il reale e la dimensione onirica. La parola, il suo grado di precisione, è talmente importante che senza un nome un oggetto non esiste, per questo presso alcuni popoli nomadi è usanza avere decine di nomi per distinguere le varie categorie di capre.

La potenza della parola è tale che alcuni studi hanno addirittura messo in rilievo un’altra caratteristica del nostro sistema linguistico: la capacità che abbiamo di eseguire vere e proprie azioni con essa: gli atti linguistici. In letteratura questa caratteristica può essere ricondotta all’atto generativo stesso del testo letterario o poetico.

Ed è per questa ragione che le parole che compongono “A un passo dal cuore” sono parole semplici, così come semplice appare il titolo, ma investite di una solennità da scoprire. Non lasciamoci ingannare dall’apparente semplicità, perché in queste poesie il termine silloge splende del suo significato più alto: parole raccolte a formare un pensiero, una visione, una condivisione di intimità, una sensazione di dolore, una luce di speranza, un cammino, assemblate nel modo più umile e semplice eppure… quanta vita, quanta emozione, quale forza in grado di scuotere anche l’animo meno sensibile, contengono.

L’autore ha qualcosa da dire o come disse Giovanni Pascoli: “Il poeta è colui che esprime la parola che tutti avevano sulle labbra e che nessuno avrebbe detta.”

Ma quale parola? Una parola sconveniente, visto che nessuno l’avrebbe detta? A volte sì, come sconvenienti sono alcuni aspetti della realtà e sui quali il poeta può esprimere il suo pensiero. Ma, in questo caso, la parola che nessuno avrebbe detta è la parola più semplice, quella quotidiana, quella del nostro vissuto, quella che accompagna i nostri ricordi: amore, dolore, sorriso, pianto, casa, ritorno, solitudine, speranza.

Valerio Giovanni Ruberto conduce il lettore nel suo mondo, non ci sono artifici né inganni, il suo dire è un sussurro di foglie al vento, non un tuono nella tempesta, e come tale suscita, o forse proprio per questo, tutta la nostra attenzione.