Gherardo il Cavaliere

Descrizione

Quando, nel 1983, per la prima volta, passai da Villamagna per salire all’Incontro non avrei mai potuto immaginare quale ricchezza quei luoghi conservassero sepolta dal tempo. Lavorando per recuperare dal degrado l’eremo sulla cima di quel colle fiorentino, così affascinante per il suo panorama e pur così inspiegabilmente trascurato e offeso, cominciai a rendermi conto che il più grande difetto dell’uomo è quello di dimenticare. Spesso, del grande affresco della storia, rimangono impresse e si apprezzano solo le tinte forti e violente, mentre si perdono le sfumature umili e leggere che pure contengono il segreto dell’armonia.

Nell’interesse dei più emergono perciò solo i luoghi, i fatti e le persone già famose e che proprio a causa della notorietà hanno compromesso la loro identità originaria. Mentre le piccole e belle cose, anche per il fatto che non portano vantaggi economici a nessuno, vengono abbandonate o addirittura deturpate. Così succede che la grande quantità di doni che il Signore Dio ha elargito nel corso delle epoche rimane, per la maggior parte, ignota.

Ci sono luoghi, persone ed eventi che formano le pagine della vera “storia”, quella dei piccoli, già scritta nel libro della Vita dell’Altissimo, che i superbi di questo mondo non possono conoscere, ma che viene svelata a chi si fa come un bambino secondo il Vangelo. Villamagna e l’Incontro, con i campi, i poggi, i boschi e le loro creature sono stati testimoni di una di queste “avventure” piene di luce che il presente libro cerca di far riemergere dal profondo del tempo come una “leggenda” per invitarci a essere di nuovo cercatori di infinito.

Due anni or sono conobbi Claudio Raspollini e la sua famiglia, lo scoprii così appassionato del vero, del bello e del buono, e nello stesso tempo tanto felice nel narrare l’uomo e il suo desiderio di Dio, che non potei far a meno di proporgli Gherardo di Villamagna come protagonista di uno dei suoi racconti. Volevo che in qualche modo si potesse conoscere questo santo fiorentino “dimenticato” che avevo scoperto occupandomi delle vicende passate di quei luoghi, ma era difficile trovare il modo adatto: lo stile biografico spesso non ha niente da dire e risulta arido, gli studi storici e le conferenze lasciano il tempo che trovano essendo riservati agli esperti.

L’unica forma per riproporre a tutti la vita di un fratello chiamato da Dio era il “raccontare”. Chi ascolta una bella storia dalla voce di chi crede e la vuole rivivere, trova la strada migliore per ricordare, far rinascere e tramandare le cose antiche e buone, nelle quali sono anche le nostre radici.

Perciò: “Ti ringrazio, o Padre, perché hai tenuto nascoste, queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.”

don Carlo Maurizi

Abate dell’abbazia di San Salvatore e Lorenzo

a Settimo Firenze.